Ormai più di qualche mese fa è stato introdotto un nuovo decreto che ribadisce l’obbligo, in realtà già introdotto nel 2014, per gli esercenti riguardo ai pagamenti elettronici. La nuova normativa allarga i soggetti obbligati ad accettare pagamenti con il Pos e aggiunge anche delle sanzioni per chi si rifiuta. Vediamo come mai molti si sono lamentati e qual è la reale motivazione di tanto astio.

Perché gli esercenti si sono lamentati

La levata di scudi contro tale provvedimento è stata senza precedenti da parte degli esercenti che oggi sono ancora più obbligati di prima ad avere registratori di cassa Roma con Pos. Tra le motivazioni principali contro tale provvedimento veniva portato lo strapotere delle banche perché con il Pos si sarebbero arricchite ancora di più. Inoltre, alcuni si mettono a parlare di svalutazione del denaro elettronico rispetto invece a quello contante che resta sempre lo stesso. Altri si sono lamentati del fatto che obbligare ad accettare pagamenti per importi molto piccoli mette di fronte a commissioni bancarie molto alte che erodono il margine di guadagno.

In realtà, chi sostiene questo forse non ha alcun fondamento di economia. Per quanto riguarda le commissioni bancarie sui pagamenti con Pos potrebbe anche esser vero ma esistono comunque moltissimi istituti bancari che non applicano commissioni per ogni singolo pagamento perciò è sufficiente, al massimo, cercare una banca più conveniente da questo punto di vista.

Gli esercenti non vogliono il Pos perché impedisce di evadere le tasse

Sono tutte scuse e fandonie poiché l’unico obiettivo per cui un esercente rifiuta pagamenti elettronici riguarda semplicemente l’evasione fiscale. Naturalmente, con l’introduzione dell’obbligo di Pos, si vuole impedire gli i pagamenti in nero. Solo i pagamenti effettuati in contante possono non essere dichiarati al fisco evitando di pagare le tasse.

Quando viene effettuato un pagamento elettronica è impossibile non farlo risultare quindi l’esercente non riesce a evadere le tasse come invece vorrebbe. Non esistono altre valide motivazioni che spieghino tanta animosità verso questo decreto che invece porta l’Italia verso il futuro adeguandosi a quello che già accade in altri paesi e stati membri dell’unione.

Di Grey