La musica punk inizia a farsi conoscere nei primi anni ’70 raggiungendo il proprio apice artistico tra il 1976 ed il 1979, con il suo approccio quasi selvaggio e come risposta al rock end roll, che aveva conquistato milioni di giovani, negli anni precedenti.

I primi segnali di questa modo diverso di fare musica sono già evidenti nelle formazioni inglesi e nelle band degli Stati Uniti, i cui suoni sono caratterizzati dall’uso imponente delle chitarre elettriche con i loro suoni distorti ed il volume elevato.

L’immagine che vuole trasmettere è quella della ribellione contro la borghesia, la società ed il sistema, che si esprime con una musica veloce, dura, diretta ed essenziale.

Soprattutto con la voce del solista dal suono grezzo e poco curato, molto provocatoria e portatrice di messaggi anarchici, in grado di trasmettere tutta la sua forza, la sua energia e la sua rabbia, si tratta di una vera e propria rivoluzione radicale nel mondo della cultura, della comunicazione, della moda, ma soprattutto della musica, come non si era mai visto prima.

Tutta la musica punk esprime un messaggio di insofferenza alla disciplina, esalta il gusto della provocazione, sia nei testi che nell’ostentazione di un abbigliamento esteticamente scioccante con pantaloni e maglioni ampi e strappati e l’immancabile cresta alta e colorata, in contrapposizione ai canoni comuni di quegli anni.

Per una maggior distinzione dalla musica presente sul mercato i primi gruppi iniziano con un’autoproduzione ed un’autopromozione, dimostrando di voler tagliare in maniera netta il vincolo legato alle grandi case discografiche.

Durante la sua travagliata storia, lunga quasi quarantanni, questa genere si divise in varie dimensioni, negli anni ’80 alcuni elementi punk confluirono nella cosiddetta New Wave, che univa alle idee punk, melodie di generi disparati fra di loro, come: jazz, ska, reggae e molto altro. Per approfondire la tematica musicale, vi consigliamo il sito personale del sassofonista italiano Massimo Giacchetti: massimogiacchetti.com